È ancora necessario presentare Ohashi sensei? È uno dei famosi maestri giapponesi che hanno diffuso lo Shiatsu in tutto il mondo. Ma se la sua tecnica è ben nota, la storia della sua carriera lo è decisamente meno. Questa intervista permette di capire meglio chi è, da dove viene e come, con delle semplici mani, ha saputo costruirsi una reputazione che oggi brilla in tutto il mondo.
Ivan Bel: Grazie Sensei per aver trovato il tempo di parlare con me. La prima domanda è semplice: dove è nato?
Wataru Ohashi: Sono nato nel 1944, l’11 giugno, nella città di Fukuyama, nella prefettura di Hiroshima. Al momento della mia nascita mio padre è stato arruolato nell’esercito giapponese. Era basso e piccolo, troppo vecchio per essere mandato al fronte. Fu invece mandato in una fabbrica per la produzione di armi per comunicazione a distanza. Ho saputo che lavorava alla Toshiba, che produceva valvole per circuiti elettrici.
Giusto, siamo nel pieno della seconda guerra mondiale. E poi, nel 1945, c’è stata la bomba atomica su Hiroshima. Lei parla spesso di questo terribile evento nei suoi seminari. Perché?
Perché è un trauma che rimane per sempre nella tua vita, a prescindere dall’età. Va oltre la memoria. Va e viene, è sempre lì. E l’altro motivo è per la fortuna di essere vivo. Sono un sopravvissuto! Nella mia generazione, molte persone sono state uccise. Dopo la bomba il Giappone ha vissuto un periodo terribile. Quindi mi aiuta ricordare che sono sopravvissuto e che ho avuto una vita così bella.
In seguito, vi siete trasferiti?
Sì, quando avevo tre anni ci siamo trasferiti in un’altra città della prefettura di Hiroshima, Mihara. Qui ho vissuto fino a 18 anni. Poi sono andato all’Università a Tokyo e ho lasciato la mia famiglia. Ho studiato letteratura inglese all’ Università, in particolare la letteratura afro-americana di scrittori come Richard Wright. La mia tesi riguardava la letteratura “nera” negli Stati Uniti. È su questo che mi sono laureato.
Quando ha conosciuto lo Shiatsu?
Beh, volevo approfondire lo studio della letteratura afro-americana, quindi volevo andare in America. E anche perché era il 1968 e, sapete, lì stavano accadendo molte cose interessanti. Così ho chiesto al mio professore, che si era laureato negli Stati Uniti. Mi ha presentato all’ Università e mi ha aiutato per andare in America. Ma mi disse: “Sai, non è facile sopravvivere lì. Sei molto gracile e non possiedi molta energia, quindi cercati un lavoro o impara qualche cosa che ti possa servire per vivere”. Lo Shiatsu è una buona tecnica per te e gli Americani lo apprezzeranno, se hai talento”. Così ho frequentato un breve corso a Tokyo, ho studiato un po’ – e un po’ alla volta – non sapevo che sarebbe stato un lavoro per tutta la vita! (ride) Poi sono andato in America e lì sono entrato in una famosa scuola per afro-americani chiamata Howard University, a Washington DC. Era la migliore e più prestigiosa scuola di studi afro-americani. Ma quando mi sono laureato avevo bisogno di soldi per sopravvivere. Per caso fu aperto un nuovo complesso chiamato Watergate (che in seguito divenne piuttosto famoso), nelle cui vicinanze fu aperto anche il Kennedy Center. Così iniziai a praticare lo Shiatsu al Watergate Health Club, e pur conoscendo solo uno Shiatsu di base, la cosa piaceva e tutto era molto affascinante. Venivano molti ballerini del Kennedy Center, che amavano i miei trattamenti.
Nel frattempo, non avevo ottenuto buoni voti nei corsi di laurea a causa del mio scarso inglese, così l’ Università mi espulse: “Non sei all’altezza della nostra scuola”, mi dissero, quindi….mi sentivo distrutto, umiliato e deluso di me stesso.
La maggior parte dei ballerini che conoscevo veniva da New York e quando li chiamavo per chiedere loro dei consigli mi chiedevano di venire a NYC per aiutarli. Lasciai Washington DC alla fine del 1972. All’inizio trattavo solo ballerini e mi ero specializzato sui loro problemi. Questo fu l’inizio della carriera Shiatsu!
Vorrei tornare indietro di qualche anno, quando ha iniziato a imparare lo Shiatsu. Ha detto che è stato un po’ alla volta. Con chi? E quando?
Ho studiato principalmente da solo, osservando altre persone e leggendo molti libri. Quindi è stato un apprendimento molto da autodidatta.
OK, poi si è trasferito a New York. Quando è successo?
Nel 1973, a gennaio.
La immagino da solo nella Grande Mela, senza conoscere nessuno a parte i ballerini. Come è riuscito a diventare famoso?
Da solo, mmmh…., è proprio vero! Fortunatamente, quando ero a Washington DC al Watergate Health Club molti ballerini venivano a ricevere i trattamenti, perché alloggiavano all’Hotel Watergate e ballavano al Kennedy Center. Quindi conoscevo molti di loro che mi avevano invitato a New York, così mi sono sentito ben accolto quando sono arrivato in città. Inoltre, poiché di carattere sono molto ottimista, non avevo paura. Sapete, dopo la guerra, in Giappone tutto era stato distrutto e ogni giorno era un nuovo giorno, così difficile da vivere. Così, quando sono giunto a New York, tutto mi è sembrato davvero facile.
In quale zona della città si era trasferito?
Upper West Side! Vicino al Lincoln Center, vicino ai ballerini…
Ah, giusto. È stata una mossa intelligente.
Sì, così funziona. Ho imparato che il luogo in cui si lavora è molto importante per il successo del lavoro che si fa.
Mi ha detto più volte di aver letto molti libri, di aver studiato molti stili e molte tecniche. Ma in quale momento ha incontrato Masunaga?
È legato ai libri, le spiego. Nel 1973 possedevo un gruzzoletto grazie ai trattamenti fatti ai ballerini. Mi sono accorto che c’era qualcosa che non andava, perché tutto sembrava troppo lineare. Così ho deciso di aprire una scuola, perché quando ci si concentra solo sui trattamenti il futuro diventa più limitato. Allora, nello stesso anno, ho iniziato a insegnare. Poi, nel 1974, ho registrato la nostra scuola come organizzazione educativa senza scopo di lucro. Ma dovevo studiare di più per poter tenere le lezioni. Così ho spedito 1.000 dollari a una casa editrice giapponese di medicina orientale, la Ido-mo-Nippon. Chiesi loro: “Per favore, mandatemi tutti i libri che avete”. A quel tempo 1 dollaro USA valeva 365 yen giapponesi, quindi erano 365.000 yen. Era un sacco di soldi per loro questo li colpì tantissimo.
L’editore fu così sorpreso che inviò tutti i libri della sua produzione, ma per quella cifra non erano abbastanza. Così prese dei libri da altri editori. Tra tutti questi libri, ce n’era solo uno che avevano appena pubblicato sullo Shiatsu e così mi chiesero: « Forse lei potrebbe tradurcelo in inglese? » Così ho dato un’occhiata al libro, che si intitolava “Shiatsu”, ma non avevo mai sentito parlare dell’autore Masunaga. « Questo è l’unico libro di Shiatsu che ha pubblicato » mi dissero. A quel punto risposi : « Bene, lo farò ». Più tardi mandai una lettera a Masunaga chiedendogli di poterlo incontrare in Giappone. E nel 1976 tornai in Giappone. Andai a Tokyo e ci vedemmo per circa tre mesi. Ecco come lo conobbi.
Era l’unico a insegnare nella sua scuola in quel momento? O ha conosciuto qualcuno dei suoi assistenti?
Oh, c’era il signor Sasaki. C’era anche il signor Kimura. Ma il signor Kishi non c’era. Se n’era andato per formare la sua scuola. Ma mi ospitò nella sua residenza di Tokyo per un mese. Era un uomo molto generoso. Non so perché, ma era molto facoltoso e aveva una grande casa a Tokyo. Così rimasi a casa sua per un mese, con tre pasti al giorno (ride) e lezioni gratuite. Ho un ottimo ricordo di lui. È stato nel 1976. Sì, in estate.
Nel 1977 fu pubblicata l’edizione inglese del libro di Masunaga (pubblicazione giapponese), e lo invitai lo stesso anno a New York, e poi ancora, e ancora. In totale quattro volte!
Il titolo originale del libro era solo “Shiatsu”. È stato lei a consigliare di cambiarlo in “Zen Shiatsu”?
Sì, ha ragione. Il libro di Masunaga in giapponese, pubblicato da “Ido-No-Nippon” nel maggio 1974, era intitolato “Shiatsu”. Le ragioni per cui ho inserito “Zen” nel titolo sono due. La prima ragione è che io stesso stavo già praticando lo Zen, ero coinvolto nel movimento Zen in America. Quell’anno mi ero sposato con mia moglie Bonnie allo Shobo-ji, il Centro Zen di New York.
Il secondo motivo è che a quel tempo, cioè all’inizio degli anni Settanta, lo “Zen” era una grande moda in America e in Europa. Macrobiotica Zen, Giardino Zen, To-fu Zen, Zen… ecc. Tutto ciò che veniva dal Giappone era “Zen” e la parola “Zen” era considerata “trendy” in quel periodo. Nel suo libro Masunaga non parlava di “Zen” ma io sentivo un’atmosfera “Zen”. Così misi come titolo “Zen Shiatsu”. Sensei Masunaga si arrabbiò e si lamentò con me di questo: « Ohashi, stai cercando di vendermi a buon mercato in America usando un titolo commerciale e alla moda? ». « Certo » risposi. « Ma lei sarà molto famoso grazie a questo titolo, soprattutto dopo la sua morte ». Il libro Zen Shiatsu fu pubblicato in America nel 1977. Sensei Masunaga morì nel luglio 1981.
Che ricordi ha di lui? Che tipo di uomo era?
Sensei Masunaga studiava, scriveva, migliorava, creava sempre qualcosa di nuovo. Ero attratto dalla sua intellettualità. La sua alta qualità di comprensione psicologica dell'”umano”. Sensei Masunaga mi ha reso orgoglioso di ciò che ero e di ciò che stavo facendo nella mia vita.
E quando ha invitato Tokujiro Namikoshi?
Fu nel 1973, a Dicembre. Fu molto felice di essere invitato. Sensei Masunaga mi ha fatto capire e formayo intellettualmente sullo Shiatsu; Sensei Namikoshi mi ha insegnato a godere dello Shiatsu. Ci siamo divertiti assieme.
Può descrivere quest’uomo? Ha un aneddoto su di lui?
Sensei Namikoshi era un signore estremamente generoso. Dopo il seminario che ha tenuto, gli ho portato tutti i profitti del suo corso e lui mi ha restituito tutto dicendo: « Ohashi, hai appena iniziato la tua scuola, la scuola ha bisogno di molti soldi. Questo è per la tua scuola ».
In quegli anni a New York c’era anche Pauline Sasaki.
L’ho conosciuta abbastanza bene, perché è stata una mia studentessa! Non so esattamente cosa facesse prima di venire nella mia scuola. Era una giapponese di seconda generazione in America. Pauline ha studiato con me ed è stata una delle prime diplomate, credo nel 1977. L’ho addestrata con molte attività perché diventasse un’insegnante e in seguito è divenuta un’ottima insegnante. A quel tempo non avevo molti insegnanti e il suo inglese era ottimo. Così, quando arrivò Masunaga, fece da traduttrice per alcuni livelli. Lei non conosceva perfettamente il giapponese ma poi si traduceva in inglese. E quando ho dovuto tradurre il libro di Masunaga, lei mi ha aiutato a tradurlo. Quindi lavoravamo molto assieme.
Ha viaggiato negli Stati Uniti negli anni ’80?
Sì, ero molto impegnato in quel periodo. Ho insegnato in Canada e in America, ovunque, molte volte.
Quindi dovrebbe conoscere tutti i nomi dei maestri giapponesi di Shiatsu che insegnavano nel paese. Se le dico Shizuko Yamamoto… ?
Sì, sì! È legata alla macrobiotica. A quel tempo solo le persone interessate alla macrobiotica conoscevano lo Shiatsu. Credo che sia venuta in America nel 1967 o nel 1968 e abbia seguito Michio Kushi. Poi ha iniziato a nsegnare lo Shiatsu. Non so dove lo abbia studiato.
Non lo so.
Neanch’io. L’ho conosciuta e ho seguito il suo corso nel 1973, credo fosse a Maggio. Lei chiamava la sua tecnica “Shiatsu a piedi nudi”, ma nello Shiatsu non si usano mai i piedi nudi, come sapete. Quindi, praticamente ha inventato tutto questo, il che va bene. Ho ricevuto così tante ispirazioni da lei.
Si è mai incontrato con il percosrso di Yuichi Kawada?
Kawada sensei, l’ho incontrato a Parigi quando sono stato invitato dal maestro Zen Deshimaru. A quel tempo credo che anche Kishi fosse a Parigi. Ricordo che Kawada viveva a Parigi, ma è l’unico momento in cui l’ho visto. Solo una volta, sì. Ora è a Bruxelles, no?
Sì, certo! Dopo gli anni ’70, per lei è iniziata una nuova vita. A proposito, quando si è sposato?
Mi sono sposato nel 1977, il 2 gennaio. E mio figlio Kazuhiro è nato nel 1978.
Grazie. Quindi negli anni ’80 è iniziata una nuova vita per lei. Ha iniziato a creare il suo stile personale, giusto?
Sì! Ci sono molte ragioni per questo. Ho studiato gli stili Shiatsu di Namikoshi e Masunaga, e anche molte tecniche di medicina orientale come l’agopuntura e la moxa. Ho preso lezioni di Aïkido (praticavo il Kendo da bambino) e di danza classica a vent’anni. Dovevo sapere come si allenavano i ballerini, così il mio stile Shiatsu ha iniziato a modificarsi piano piano. E continuo ancora oggi a cambiare le cose, a creare nuove tecniche.
Perché è una persona curiosa?
Sì, studio sempre nuove cose, come lo Shiatsu per lo Yoga. Inoltre, è molto importante dire che non ho una formazione professionale come terapista Shiatsu. Non ho nessun titolo ufficiale, nessun insegnante da seguire. No, sono completamente libero di seguire il mio percorso.
Qual è la specificità dell’Ohashiatsu?
Il mio stile è molto particolare, così diverso dagli altri stili che quando torno in Giappone tutti i terapisti Shiatsu mi prendono in giro. Per questo l’ho chiamato Ohashiatsu, perché così non sono affari loro, ma miei (ride). La differenza più importante, dal punto di vista tecnico, dell’atteggiamento o della filosofia, è che l’Ohashiatsu è per chi lo offre, non per chi lo riceve. Quindi, le persone che offrono Ohashiatsu sono le prime a stare meglio, più sane e più felici. La seconda differenza è questa tecnica a schemi incrociati, che conferisce una bella eleganza nel movimento ed energia per chi la pratica. Per me non è importante che il ricevente sia guarito o meno. Quindi, prima di tutto, è per questo che insegno soprattutto a persone che magari non godono di una perfetta salute e a persone che non sono o che non sono terapisti. Per questo abbiamo creato un’organizzazione no-profit per l’educazione in America come scuola di sviluppo umano. Fa una certa differenza! E questo è piaciuto a tutti, perché nella nostra scuola non ci sono dogmi, non ci sono sacrifici. Ci si diverte e basta, ci si sente meglio e ci si sviluppa attraverso questi meridiani e questa tecnica orientale.
C’è un altro punto che non ha menzionato. Nel suo stile, lei usa contemporaneamente le dita e le ginocchia, in modo da creare tre punti di pressione, a volte quattro. Qual è lo scopo di questo?
Perché quando si usa uno schema incrociato, tutto deve essere stabile, tutto deve essere attivo. Quindi alla fine tutto il corpo si muove in un’unica direzione. E anche perché quando si preme un solo punto può talvolta essere doloroso. Quando si premono due punti è meno doloroso. Quindi, se si tratta di tre o quattro punti, si può andare oltre come praticante, senza alcun dolore per il ricevente.
Recentemente ha cambiato il suo nome ufficiale da “Ohashiatsu®” a “Metodo OHASHI®”. Questo significa che non c’è più lo Shiatsu nel suo stile?
Sì! Significa che la mia tecnica va oltre lo Shiatsu. L’Ohashiatsu era più legato alle tematiche dello Shiatsu. Ma ora sto sviluppando nuove vie, come la lettura del viso, tema che ho molto affrontato, e sto finendo un libro su questo argomento. Questo è solo un esempio. Quindi “Ohashiatsu” non è abbastanza grande per includere i nuovi sviluppi. Ecco perché ora lo chiamo Metodo OHASHI.
Ora capisco perché Stephane Vien, uno dei suoi vecchi studenti in Canada, che ora è un insegnante internazionale, ama questa tecnica di lettura del volto.
Forse.
A proposito, c’è anche un famoso insegnante giapponese in Canada, Tetsuro Saito.
Sì, lo conosco. È un vero gentiluomo, molto sincero e dedito alla sua ricerca sui meridiani.
Per concludere l’intervista, in questo seminario lei ha detto che esiste uno Shiatsu diverso per ogni persona e che ognuno dovrebbe creare il proprio stile. Perché dice questo?
La ragione è molto semplice. Il tocco è una tecnica semplice e primitiva. Ma, alla fine, attraverso questa semplicità, è così complicata. Perché? Proprio perché è così semplice. Quindi ognuno dovrebbe creare il proprio stile in base alla propria comprensione, alla propria esperienza, al proprio corpo e alle proprie capacità, ma anche in base al punto di vista del ricevente. C’è chi è grande, chi è piccolo, chi è sano, chi è malato. Quindi, per essere un buon praticante, bisogna studiare molte tecniche e stili diversi e poi creare il proprio stile. Ecco perché dico: “studiate il più possibile, poi portate tutto dentro di voi e create il vostro stile!”.
È una bella frase per concludere. Grazie mille per il suo tempo.
Oh, grazie a lei.
Intervistato da Ivan Bel, Wavre, Belgio, Aprile 2018.
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