Intervista a Carola Beresford-Cooke: “Non sono una donna pioniera”

12 Giu, 2023
Reading Time: 28 minutes

Una donna pioniera? Forse no. Ma Carola Beresford-Cooke, introdotta allo Shiatsu nel 1978 da Ohashi, è stata uno dei membri fondatori della Shiatsu Society UK e dal 1996 è conosciuta come l’autrice di “Shiatsu Theory and Practice” (1), un libro che da decenni è un riferimento essenziale nel mondo dello Shiatsu. Ascoltare questa celebre praticante e insegnante ripercorrere il suo incredibile viaggio è come sfogliare le pagine della nascita della nostra disciplina in Europa.


François-Olivier Louail: Buongiorno Carola. È un grande onore darle il benvenuto e poter fare questa intervista con lei. Se non le dispiace, cominciamo dall’inizio. Da dove viene? Quando è nata?

Carola Beresford-Cooke: Non so con certezza da dove vengo! Sono nata a Londra nel 1947 da genitori inglesi, ma ho vissuto gran parte della mia infanzia in Estremo Oriente: Malesia, Singapore, Bali, Java, Sri Lanka. Ho poi trascorso la maggior parte della mia vita adulta a Londra prima di trasferirmi in Galles, dove tuttora vivo.

In che tipo di ambiente è cresciuta? C’è stato qualcosa nella sua famiglia o intorno a lei che l’ha predisposta a dedicarsi un giorno allo Shiatsu?

Credo che il mio viaggio nel mondo dello Shiatsu sia iniziato con la mia passione infantile per il mistero della coscienza e la sua relazione con il corpo.

La mia infanzia è stata oscurata da un padre rigido e autoritario: un medico, un colonnello, un intellettuale. In Estremo Oriente ho incontrato “misteri” che la visione medica di mio padre non riusciva a spiegare. Ricordo in particolare la processione del Thaipusam a Singapore, dove gli uomini sfilavano in trance in un frastuono di gong e tamburi, come se non sentissero i grandi uncini conficcati nella loro carne o gli aculei conficcati nelle loro lingue. Realizzai allora che c’erano aree dell’esperienza umana che non si adattavano alle credenze stabilite. Probabilmente è stato in quel periodo che ho familiarizzato con i modi di pensare dell’Asia orientale; niente di mistico, solo la comoda integrazione di mito, simbolismo e spirito nella vita quotidiana che ho trovato nei miei allegri e pragmatici insegnanti di pittura cinese a pennello e di danza indiana e balinese.

Immagine di danza balinese (1958) © C. Beresford-Cooke

Qual è stato il punto di svolta che le ha fatto decidere di intraprendere questa strada? Cosa l’ha attratta in particolare?

Inizialmente volevo fare il medico come mio padre, ma lui me lo proibì. All’università ho scoperto che mi piaceva abbellire le mie amiche prima di un ballo, truccandole e acconciandole, un’abitudine che mi ha guidato in seguito. Abbandonati tutti i progetti accademici che mio padreaveva per me andai a gestire un bistrot alla moda a Chelsea, a Londra. Sapevo però di dovermi formare per una carriera e, ricordando quanto mi fosse piaciuta quell’attività, ho frequentato un corso di un anno in terapia estetica. Ero affascinata dall’anatomia e dalla fisiologia, ma sono state le lezioni di massaggio a stupirmi. Per la prima volta sentivo il mio corpo integro e a suo agio e non come qualcosa da osservare, giudicare e punire. Era la metà degli anni ’70 e la rivoluzione della medicina complementare era appena iniziata. Sapevo che esisteva una versione corporea dell’agopuntura e, ricordando la processione del Thaipusam, volevo esplorare quell’area magica. Ero decisamente diretta verso lo Shiatsu! Ricordo di aver visto una locandina appesa nel mio negozio di alimenti naturali che pubblicizzava un seminario di Ohashi e mi sono iscritta all’istante: è stato un momento cruciale per me e lo ricordo molto chiaramente.

Dove si è svolta la sua formazione? Chi sono stati i suoi insegnanti diretti?

Il mio primo workshop è stato nel 1978, con Ohashi durante, credo, il suo secondo tour in Europa. Ho poi praticato i kata che ci ha insegnato per diversi anni, su centinaia di persone diverse. Considero quegli anni tra i più preziosi del mio percorso di Shiatsu, perché le mie mani hanno imparato a conoscere tutte le diverse forme e dimensioni del corpo e, cosa più importante, hanno finalmente scoperto cosa funzionava e cosa no.

In quel primo seminario, mi sedetti accanto a Michael Rose, che già conosceva lo Shiatsu e lo praticava da diversi anni e siamo diventati amici. Michael andò in Giappone per un anno a studiare con S. Masunaga e quando tornò, ovviamente, ne sapeva ancora di più e organizzava incontri di Shiatsu ogni martedì mattina nel suo piccolo appartamento di Londra. Lì conobbi Bill Palmer (2), Elaine Liechti, oradirettrice della scuola di Glasgow e autrice di diversi manuali di Shiatsu (3) e molti altri. Ci conoscevamo poco, ma abbiamo imparato molto gli uni dagli altri.

Michael Rose ha un suo stile sensibile ma simile a quello di un orso, a mio parere è un maestro molto sottovalutato. Grazie a lui ho conosciuto Yuichi Kawada (4) e ho avuto l’opportunità di partecipare a un seminario con Masunaga a Parigi. Successivamente, ho studiato a Londra con Rex Lassalle, Susan Krieger (seguace di Shizuko Yamamoto (5) dello stile Barefoot Shiatsu) Akinobu Kishi (per un breve periodo) e in Francia con Ryokyu Endo (7).

La mia insegnante principale è stata Pauline Sasaki, dal 1985 al 1992, quando ho interrotto la mia formazione Shiatsu per avere un bambino. Quando ho ricominciato, Pauline era andata avanti e io non potevo più seguire quello che faceva! E naturalmente ho studiato con i colleghi con i quali ho collaborato nel corso degli anni: Paul Lundberg (8), Cliff Andrews, Elise Johnson (Shiatsu per bambini) e Nicola Ley. Insieme abbiamo fondato lo Shiatsu College nel 1986. Più recentemente, ho studiato con Nicola il suo stile “Lightbody”, nato dal suo lavoro continuo con Pauline. Finalmente ho ritrovato Pauline!

Pauline Sasaki (1985) C. Beresford-Cooke

Includerei la mia formazione in agopuntura come parte della mia formazione in Shiatsu. Lo Shiatsu è sempre stato la mia disciplina principale, ma l’agopuntura mi ha aiutato. Ho studiato prima alla Worsley School di Leamington – deludente, ma ho imparato a guardare, ascoltare e assorbire i segnali dei miei recettori, e ho imparato i punti. Il corso più proficuo è stato quello condotto da Giovanni Maciocia, Julian Scott e Peter Deadman, che erano appena tornati dalla Cina, da loro ho imparato molto di più. Giovanni Maciocia, naturalmente, ha influenzato una generazione di praticanti di MTC con i suoi libri, che, per la prima volta, hanno de-mistificato la medicina cinese .

Paul Lundberg durante un insegnamento di Pauline Sasaki (1985) © C. Beresford-Cooke

Che tipo di ricordi ha di loro? Ha qualche aneddoto?

Molte delle mie esperienze con vari insegnanti sono state piuttosto brevi. Lo Shiatsu nel Regno Unito non era quello di oggi, con lunghi corsi e formazione professionale. Il mio primo workshop con Ohashi ha avuto un grande impatto su di me. A un certo punto, nel Regno Unito, il lavoro di Ohashi è diventato fuori moda, ma lui è un grande uomo di spettacolo e ha avuto un’enorme influenza in Occidente. Dobbiamo a lui se abbiamo iniziato le nostre prime lezioni di Shiatsu gattonando come bambini. Mi piace la sua enfasi sul comfort di chi pratica lo Shiatsu. Era molto divertente. Ricordo che disse a un uomo a cui stava dimostrando  Anpuku: “Lei ha divorziato da poco, credo” l’uomo rimase a bocca aperta di fronte a questa capacità psichica e sussultò: “Come fa a saperlo?” Ohashi ridacchiò: “Non ha cambiato la biancheria intima!”, indicando la sua cintura leggermente sporca.

I miei ricordi di Masunaga: ho avuto la fortuna di essere scelta come modella per lui. Rimasi seduta in seiza al lato del palco per un’ora mentre lui camminava avanti e indietro, tenendo conferenze sulla teoria dello Shiatsu nel suo inglese piuttosto scarso. Poi, proprio alla fine, disse: “Ora mostro a questa donna Due Mani come una” e mi afferrò saldamente il braccio con entrambe le mani. Questa è stata la mia esperienza di ricevente! La parte che ho preferito del seminario con Masunaga, durato una settimana e in cui non ho capito molto, è stato un pomeriggio in cui ci confidò che un tempo voleva fare l’estetista e ci insegnò a fare lo Shiatsu sul viso. Ricordo che disse: “Lo Shiatsu per il viso non solo fa bene all’anima, ma rende anche molto belli”. Ha scritto di questo nel suo libro “Racconti di 100 trattamenti” (9). A quanto pare era così esausto per il lungo seminario che voleva solo allontanarsi dalla teoria e dalla diagnosi e insegnare qualcosa di semplice. Ebbene, ci è piaciuto molto.

Pauline era tutta un’altra cosa. Gli insegnanti che l’avevano preceduta ci avevano mostrato tecniche e parlato di teoria, ma le due cose non si sposavano. Pauline lavorava direttamente con il Ki e parlava della sua esperienza mentre lavorava, dandoci le sue immagini e le sue sensazioni. Era pratica e diretta, non si curava del suo ruolo; metaforicamente, si “toglieva di mezzo” e ci lasciava vedere cosa succedeva al ricevente sotto le sue mani, spiegandolo man mano. Ci ha anche illustrato la teoria dei meridiani di Masunaga, spogliata della filosofia, solo l’essenziale per praticare lo Shiatsu. Per la prima volta, la teoria non era più un mistero e potevo vedere come ci si poteva rapportare direttamente con il Ki. Ogni seminario è stato elettrizzante e pieno di nuove scoperte.

Pauline Sasaki durante una dimostrazione di respirazione in Hara (1985) © C. Beresford-Cooke

Potrebbe descrivere lo spirito dell’epoca, soprattutto come donna. Lo studio e la pratica dello Shiatsu erano molto aperti alle donne? Ai nostri giorni è diverso?

Lo studio e la pratica dello Shiatsu sono sempre stati aperti alle donne! È nell’insegnamento e nella gestione delle scuole che le donne incontrano problemi, forse anche a causa delle esigenze di casa e figli. Vedo che sul sito del Ryoho Shiatsu c’è solo un’intervista a una donna (10), mentre ce ne sono tante a uomini! Ma credo che le donne, nel complesso, siano meno a loro agio con l’insegnamento; spesso preferiscono sessioni di guarigione individuali. È un peccato, visto che ora le donne sono in maggioranza nelle classi. Quando ho iniziato c’erano più uomini, perché spesso ci si avvicinava allo Shiatsu grazie alla loro formazione nelle arti marziali. Anche la macrobiotica ha avuto un’enorme influenza e molti uomini di quel movimento hanno studiato lo Shiatsu insieme al programma alimentare. Negli anni ’70 e nei primi anni ’80 lo Shiatsu era molto più vigoroso e di stile giapponese ere si adattava bene al temperamento maschile.

Ha esercitato subito in Galles o ha avuto altre esperienze in altre regioni? Chi erano i suoi pazienti all’epoca?

Sono arrivata nel Galles piuttosto tardi nel mio percorso Shiatsu. Per quasi vent’anni avevo lavorato a Londra. Alla fine degli anni ’70 e negli anni ’80 c’era un grande interesse per le medicine complementari e non c’era molto scetticismo scientifico, come invece accade oggi. Era un terreno molto fertile. Ho esercitato in una clinica a Covent Garden dove curavo fino a otto persone al giorno: ballerini, uomini d’affari, gente di teatro, la maggior parte dei quali aveva meno di 50 anni. Erano molto entusiasti e interessati a questa nuova terapia. Facevo anche visite a domicilio, lavorando per un’agenzia gestita da un amico. Naturalmente la clientela tendeva a essere più facoltosa. Ho trattato alcune persone famose; ma quando erano davvero famosi erano una seccatura: chiamavano e pretendevano un trattamento immediato. Non avevo intenzione di cancellatre le prenotazioni precedenti per una rockstar viziata, quindi non andavo mai oltre una o due sedute, e li facevo pagare come gli altri clienti; che stupidaggine!

Quando sono arrivata nel Galles, tutto era diverso. Vivo in una regione molto remota, con una popolazione minuscola, composta per lo più da contadini gallesi o da tipi alternativi, artisti o ecologisti. La comunità di lingua gallese è molto unita e difficile da penetrare per gli estranei; non amano gli inglesi, come è comprensibile. Quindi la maggior parte dei miei clienti sono inglesi che vivono qui È stato sicuramente difficile avviare uno studio e non è mai stato così frequentato come quello di Londra. Ora, naturalmente, sono in pensione.

Galles: veduta di una delle mie passeggiate quotidiane – © C. Beresford-Cooke

All’epoca esisteva già una sorta di organizzazione per lo Shiatsu nel Regno Unito e lei ne è stata subito coinvolta?

Eravamo molto orgogliosi della Shiatsu Society UK, la prima associazione professionale in Europa, fondata nel 1981. È nata da quei martedì mattina nell’appartamento di Michael Rose, dove alcuni studenti e praticanti di Shiatsu si riunivano a praticare l’uno sull’altro. Ci siamo resi conto che eravamo i precursori di una professione e che avremmo dovuto avere un organismo professionale. Sono stata presente alla maggior parte dei martedì mattina e sono stata un membro fondatore della Società di Shiatsu partecipando alle sue riunioni, votando o così via, ma non sono una persona che gestisce, anzi sono piuttosto negata per quanto riguarda la gestione, quindi non ho mai avuto un ruolo amministrativo nella Società, anche se ho fatto parte del Comitato di valutazione per diversi anni.

Una delle prime riunioni dello Shiatsu College durante un seminario di Pauline Chris-Jarmey. Da sinistra a destra: Clifford Andrews, Carola Berresford-Cooke, Paul Lundberg ed Elise Johnson (1986) © C. Beresford-Cooke

Ha un ricordo nitido dei suoi primi anni di pratica? Come si è sviluppata nel tempo?

È una domanda molto interessante. Naturalmente mi sono evoluta nel corso dei 44 anni di pratica. Tutti ci evolviamo, dai primi tentativi da principianti. Eppure, dopo una vita che ricevo Shiatsu so quanto sia diverso e unico lo stile di ogni persona e questo è dovuto alla sua essenza singolare, non alle tecniche che ha imparato. Io sono una persona fisicamente affettuosa e coccolosa, quindi immagino che il mio Shiatsu sia sempre stato caldo e fisico. Amo ricevere uno Shiatsu forte, con il peso del corpo, quindi è quello che faccio Ma, d’altra parte, sono anche piuttosto cerebrale e perdo facilmente il contatto con quello stato di rilassamento del corpo e dello spirito che rende buono lo Shiatsu, e allora posso diventare piuttosto direttiva, forse poco sensibile. I maggiori cambiamenti nel mio stile sono stati il risultato di cambiamenti interiori, di un lasciarsi andare. Osservando le mie risposte, ho anche riconosciuto quanto sia importante seguire la propria gioia, il piacere che possiamo provare quando ci connettiamo con un’area che ha bisogno del nostro tocco. Lo chiamo “Shiatsu egoistico”, ma naturalmente le zone che ci dà piacere toccare sono di solito quelli in cui il ricevente ha l’opportunità di guarire.

Più di recente ho lavorato senza regole, forse senza diagnosi di hara, senza kyo-jitsu, cercando semplicemente di trovare ciò che mi interessava mentre percorrevo il mio quadro di trattamento. Spostare le mie risposte dalla testa al cuore è una disciplina che ho iniziato a praticare negli ultimi dieci o vent’anni. A un certo punto ho anche imparato a riconoscere lo spazio all’interno del corpo del ricevente, collegandomi alla mia pratica di meditazione buddista in cui trovavo spazio all’interno del mio stesso corpo.

Foto: Immagine pubblicitaria di Carola Beresford-Cooke negli anni ’80 © C. Beresford-Cooke

Insegna ancora lo Shiatsu del suo Maestro o se ne è emancipata? (Se si) Ci sono stati punti cruciali in questa evoluzione?

La mia formazione è stata così eclettica, con così tanti insegnanti diversi, che non posso affermare di avere uno stile maestro particolare, e credo di aver sempre riconosciuto che il mio Shiatsu è il mio stile personale. Non ha mai funzionato cercare di fare Shiatsu come Michael Rose o Pauline Sasaki. Mi sentivo come se stessi cercando di essere qualcun altro, perdevo il contatto con me sterssa e la seduta era sempre terribile.

Credo che un punto cruciale per me sia stato durante un seminario con un guaritore. Niente a che fare con lo Shiatsu, ma a un certo punto ci chiese di tenere il collo e l’occipite di un compagno. Pensai: “Ah, il trattamento del collo, posso farlo”. L’insegnante si avvicinò di corsa, inorridito, e disse: “Lo stai trattando!”. Disse che doveva essere come se la mia partner mi influenzasse, tanto quanto io influenzavo lei. Allora ho capito che nella danza di guarigione nessuno impone niente a nessuno. Questo mi ha influenzato molto ed è in qualche modo collegato alla prima lezione che ho imparato da Ohashi, sul rilassamento fisico nel contatto Shiatsu. Un altro momento fondamentale venne da un’intervista che feci per lo Shiatsu Society Journal, a metà degli anni Ottanta.

Avevo sentito parlare di una donna che praticava lo Shiatsu ai cavalli: Pamela Hannay (11) era una rossa americana minuta che rilasciò una meravigliosa intervista in cui descrisse il suo primo incontro con un cavallo da corsa in termini da film romantico: “Quando entrai nella scuderia, sapete, fu come se le luci si fossero accese e la musica fosse cambiata”. Ho ricordato queste parole per sempre e hanno influenzato la mia comprensione del Qi, che non è solo un movimento in un determinato percorso, ma un’esperienza emotiva coinvolgente. L’immagine di Pamela ha gettato un seme nella mia coscienza che mi ha aperto alle sensazioni. Penso anche che un altro momento importante sia stato quello in cui ho iniziato, nel mio insegnamento, a parlare delle mie sensazioni mentre dimostravo lo Shiatsu davanti alla classe. È stato impegnativo, le mie sensazioni a volte sembravano casuali e senza senso, ma erano le mie sensazioni, dovevo fidarmi di loro e dirle ad alta voce. Alla fine, come la trama di un romanzo, tutto acquistatava un significato e contribuiva all’esito della seduta, e io ho acquisito fiducia da questa conferma del mio intuito.

Insegnamento a Berlino (2023) © C. Beresford-Cooke

Rivendica uno stile specifico, come lo Zen Shiatsu, o altro?

La maggior parte di noi in Europa pratica lo stile Zen Shiatsu, qualunque sia la teoria a cui lo colleghiamo. Se usiamo una “mano madre” e il nostro senso è cercare i punti vuoti e deboli e quelli tesi, stiamo facendo Zen Shiatsu. Questo è l’insegnamento di Ohashi che ha influenzato centinaia di studenti europei all’inizio della storia dello Shiatsu in Europa. L’aveva imparato da Masunaga, con cui aveva studiato per un breve periodo.

Ma tutti noi siamo anche influenzati dalla teoria che abbiamo appreso, io ho avuto molti input teorici da tutti i miei insegnanti e anche dalla mia formazione in agopuntura. La mia comprensione della rete dei meridiani e delle sue funzioni è una combinazione dell’ameba di Masunaga e dei principali concetti filosofici della MTC, come Essenza e Shen, Cielo e Terra.

Quando ha iniziato a scrivere il libro “Teoria e pratica dello Shiatsu” (1) e quali erano le sue ambizioni?

Ho iniziato a scriverlo nel 1993 e ci è voluto circa un anno. Ero in congedo di maternità e avevo una tata che si occupava del mio bambino al mattino mentre io scrivevo.

Il mio obiettivo era quello di mettere insieme i diversi filoni della teoria dello Shiatsu e cercare di creare un insieme coerente in cui i diversi rami dicessero tutti la stessa cosa piuttosto che contraddirsi a vicenda. Avevo quindi bisogno di esplorare e dare un senso alla teoria di Masunaga, che all’epoca non era molto conosciuta. Il libro “Zen Shiatsu” non mi fu di grande aiuto: era uno dei primi lavori di Masunaga, che non aveva ancora finito di elaborare la sua teoria; le funzioni dei meridiani che Pauline ci aveva dato erano sommarie. La mia principale fonte di comprensione era il diagramma di una pagina che mostrava l’ameba che eseguiva le funzioni di tutti i meridiani – Masunaga ci aveva effettivamente dato questa pagina al seminario a cui avevo partecipato, ma non ero pronta a capirlo. Ora ho capito cosa ci stava dicendo: l’ameba manifesta i meridiani in luoghi che esprimono la funzione del meridiano.

Lo Stomaco sul davanti ci fa avanzare verso ciò che vogliamo, la Vescica sul retro del corpo ci allontana da ciò che temiamo, sono semplici esempi. Ho esplorato le interpretazioni giapponesi del modello cinese, mi sono avventurata nella teoria del tessuto connettivo e tutto ha cominciato ad avere senso. Ho iniziato a vedere il Qi nella rete dei meridiani come se emergesse dal nucleo dell’individuo, muovendo la persona in modo fluido, come un’ameba, dentro e fuori dagli stati fisici ed emotivi e dalle situazioni di vita, e ho cercato di esprimerlo nel libro. Ciò che mancava alla teoria di Masunaga – una forza motrice centrale che generasse i meridiani – sarebbe stato fornito in seguito da Lao Tzu e dalla teoria della medica cinese.

A quando risale la prima edizione? Ritiene di aver realizzato la sua ambizione iniziale?

La prima edizione è uscita nel 1996. Ne fui soddisfatta, anche se ora sono piuttosto inorridito da quanto sia prescritiva, piena di metodi e protocolli. Ma mi ero ispirata a Giovanni Maciocia, la cui chiarezza ha fatto la differenza nella comprensione della MTC. Era un buon punto di partenza. La seconda edizione era molto più leggera e permissiva, rispecchiava maggiormente la mentalità dello Shiatsu; e nella terza edizione mi sono permessa di parlare come me stessa e di eliminare alcune regole. Il problema è che gli studenti hanno bisogno di regole e schemi all’inizio dei loro studi, quindi nessun libro di testo può eliminarli completamente! La parte migliore del libro, allora come oggi, credo siano i disegni di Lynn Williams. Ha dovuto seguire molte mie lezioni di anatomia, ma credo che il risultato sia bellissimo e davvero utile per gli studenti.

Sono seguite diverse traduzioni. È un’opera di riferimento. In quante lingue è disponibile oggi?

Non ne sono sicura: tedesco, francese, spagnolo (forse solo la prima edizione), ceco. L’olandese e l’italiano sono sicuramente fuori catalogo.

È un testo dalle evidenti virtù didattiche, immediatamente utile a uno studente e a un giovane Shiatsushi, ed è anche l’occasione per esprimere il  suo desiderio di vedere lo Shiatsu evolversi, affinché non rimanga prigioniero della tradizione. Lei è particolarmente interessata allo studio dei campi magnetici, come una delle discipline da approfondire. Lo vede come un modo per convalidare scientificamente la teoria del Qi o per immaginare altri modi di trattare e armonizzare questo Qi?

È difficile armonizzare il pensiero scientifico moderno con la filosofia medica dell’Asia orientale, perché il pensiero scientifico moderno non è in realtà molto scientifico, in quanto non esplora nuovi pensieri. È come esplorare un nuovo territorio con la ferrovia: si entra in un nuovo territorio ma si è su un binario fisso, non si vaga nella natura selvaggia. Ma la teoria dei campi ha senso per me, perché possiamo sperimentare i nostri campi praticando il Qigong e così via. Il campo sembra quasi una metafora del Qi, e spesso uso l’espressione “campo di Qi”.

L’idea del “campo umano” non è poi così lontana. Tutto ha un campo, che si tratti di una lavatrice o di un gatto, di un magnete o di un albero, e il campo elettromagnetico umano è alla base di alcune moderne tecniche mediche come l’elettrocardiografia ecc. Ma è il modo in cui questi campi possono interagire tra loro che è interessante nel contesto dello Shiatsu. Rupert Sheldrake ha lavorato sulla “sensazione di essere guardati”, che deve essere un effetto del campo. Ma la scienza rifugge tutto ciò che coinvolge la coscienza, e questo è un blocco che non sarà facilmente superato.

Sono rimasta molto colpita dal lavoro del dottor James Oschman (12), che ha presentato una teoria convincente sull’importanza del tessuto connettivo nella trasmissione di messaggi e informazioni in tutto il corpo attraverso la sua struttura cristallina. Questo ha avuto una grande influenza su Kiiko Matsumoto e Stephen Birch nello spiegare il movimento del Qi, e loro collegano il tessuto connettivo al Triplice Focolare, cosa che mi convince a molti livelli. Anche Giovanni Maciocia esplora la comprensione della MTC del tessuto connettivo attraverso i Bao, gli “involucri interni”, e i Gao Huang, le “membrane grasse”. Questa idea del movimento di informazioni e messaggi all’interno della sostanza fisica del corpo, che attraversa i confini, collega sistemi diversi e riempie l’intero spazio corporeo, è molto simile al concetto di Qi.

Anche l’embriologia è un campo affascinante e molto rilevante per lo sviluppo dei meridiani. È diventata più nota grazie al libro di Daniel Keown, “The Spark in the Machine” (trad: La scintilla nella macchina 13), ma ad essere sincera non sono sicuro che il dottor Keown esplori l’argomento in profondità. Ho trovato il libro di Phillip Beach, “Muscles and Meridians” (trad:Muscoli e meridiani(14), una porta d’accesso a una comprensione molto profonda dell’importanza dello stadio embriologico nello sviluppo del corpo energetico e del corpo fisico. Sebbene Beach si attenga alla scienza, ho le mie interpretazioni metafisiche dell’embriologia. Ho l’immagine di uno spirito appena arrivato, inconsistente e non familiare con il mondo umano, che si costruisce una tuta spaziale, il corpo, per vestirsi e muoversi nella vita umana – e lo fa nello stadio di embrione.

Per me, quando lo Shiatsu adotta la scienza, deve essere una scienza radicata nelle basi del corpo. Non sono molto attratta dalle onde del pensiero e dalle particelle quantistiche. Sono anche una tradizionalista, nel senso che mi piace trovare collegamenti tra la scienza moderna e la filosofia medica asiatica classica. Vorrei che lo Shiatsu mantenesse i suoi legami con le sue radici (che sono, certo, molte) ma che si avventurasse anche nella teoria polivagale (15), nell’empatia somatica e in altre nuove strade che sta percorrendo.

Nel mondo dello Shiatsu, l’80% dei praticanti sono donne, ma pochissime sono o sono state insegnanti. Lei, come donna pioniera nell’insegnamento dello Shiatsu, come spiega questo fatto?

Ho accennato a questa domanda prima, quando mi hai chiesto della posizione delle donne agli inizi dello Shiatsu. Non sono una vera e propria pioniera: Pauline Sasaki e Shizuko Yamamoto sono state pioniere. Io appartengo alla generazione successiva e siamo in tante, anche se non abbastanza. In effetti, quando ci penso, mi vengono in mente senza sforzo quindici insegnanti donna eccezionali. Eppure, il mondo dello Shiatsu sembra essere ancora largamente dominato dagli uomini, probabilmente perché le donne si presentano generalmente in modo più discreto e tendono a non portare avanti le loro idee. Il mondo dell’insegnamento dello Shiatsu è una giungla, si sa, anche se predichiamo pace, umiltà e amore, e molte donne preferiscono tenere la testa bassa e insegnare quello che fanno, in silenzio.

Può spiegarci meglio questa lista di 15 “insegnanti donne eccezionali”? Ha già citato Pauline Sasaki, Pamela Hannay, Elaine Liechti, Susan Krieger, Shizuko Yamamoto, Elise Johnson, Nicola Ley, e naturalmente inseriamo lei in questa lista, al momento ci sono 8 nomi.

Bhe, tre delle donne che ha appena citato sono decedute. Ho detto “eccezionali”? Non ho vissuto di persona l’insegnamento di ciascuna di loro, ma le conosco di fama e rispetto il loro lavoro. Alcune gestiscono scuole proprie, altre hanno scritto libri. La maggior parte di noi appartiene alla “seconda generazione”, non siamo le pioniere. Quelle alle quali pensavo sono: Suzanne Yates (16), Pamela Ferguson (17), Patrizia Stefanini, Gabriella Poli, Brigitte LadwigDinah John, Elaine Liechti, Nicola Ley, Kindy Kaur, Pia Staniek, Katrin Schroeder, Joyce Vlaarkamp (18), Laura Davison, Tamsin Grainger (19), Barbara Anémone Aubry. Sono quindici. In più, ho dimenticato Antigoni Tsegeli dalla Grecia, Fanny Roque dalla Francia (presidente della Federazione Francese di Shiatsu Tradizionale, nientemeno), Ulrike Schmidt, che dirige la scuola di Zen Shiatsu a Berlino, Jitske Dijkstra e Edmee Gosselink che dirigono entrambe scuole in Olanda. Aggiungiamo Alice Whieldon (6), che ha iniziato con lo Shiatsu e ora pratica il Seiki, siamo a venti!

Secondo la sua esperienza, direbbe che le donne sono più inclini a praticare lo Shiatsu? Perché le donne praticano di più?

Le donne sono più interessate al corpo rispetto agli uomini. Sto generalizzando eccessivamente e ovviamente nulla di tutto ciò è politicamente corretto in quest’epoca di diversità di genere, ma c’è una base per la mia teoria. Il corpo delle donne cambia ogni mese, le donne partoriscono e rispondono visceralmente alle esigenze della loro prole. A causa dei nostri ormoni e del nostro potenziale materno, siamo costruite per essere sensibili ai corpi, il nostro e quello degli altri. Per questo motivo, i metodi di guarigione attraverso il tocco sono più attraenti per le donne. Lo Shiatsu è anche un’opportunità di essere in stretta intimità con un’altra persona, in uno spazio terapeutico sicuro e definito. Molte donne trovano che questa intimità manchi nelle loro relazioni più strette. Ma nel mondo dello Shiatsu ci sono ancora più uomini di quanti ce ne siano, ad esempio, nel mondo del massaggio aromaterapico, che è quasi esclusivamente femminile.

So che ora è in pensione. Quindi, dopo tutti questi anni di pratica e di lezioni, lo Shiatsu la nutre ancora? Quali pensa siano state le lezioni più importanti che lo Shiatsu le ha insegnato?

Credo che “l’allenamento” alla consapevolezza, che ci aiuta a vedere la persona nella sua interezza, al di là della superficie, sia rimasto con me. Gli esercizi di autosviluppo e l’allenamento a sentire il mio corpo e il suo Qi rimangono con me. Naturalmente, sono molto più in grado di affrontare i miei problemi di salute e quelli dei miei cari. Inoltre, insieme alla mia pratica buddista, la filosofia dello Shiatsu mi ha aiutato a sentire la mia connessione con l’intera creazione. Senza lo Shiatsu, la mia vita sarebbe stata più povera e il mio mondo più piccolo.

In conclusione, quale messaggio invierebbe (oltre al suo libro) a uno studente o a un giovane praticante di Shiatsu?

Fate Shiatsu! Fate molto Shiatsu! Non importa se avete fatto solo un fine settimana, basta che mettiate le persone sul pavimento e gattoniate su di loro! Davvero, la semplice ripetizione di un kata insegna alle mani e al corpo molto più di quanto si possa credere.

Non sforzatevi di capire o dirigere. Rilassatevi!

Inoltre, dite sempre sì a ciò che state vivendo, non negatelo e non pensate, dopotutto, di non averlo sentito. Ma non esagerate, rispondete semplicemente al momento e non raccontatevi storie. Rimanete presenti alla pura esperienza.

Grazie mille per aver risposto alle nostre domande.

Grazie!


Note


Autore

François-Olivier Louail
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Traduttore

Serena Trotti
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